26 Giu 2025 | RELAZIONI E SESSUALITÀ

La natura (in)stabile dell’amore

Amore e società attuale: quanto crediamo nella stabilità dell'amore?

In un periodo storico-sociale governato da guerre, violenza e disarmanti prese di posizione politiche, parlare e scrivere di amore sembra addirittura risultare fuori luogo, quasi anacronistico. Questa limitazione imposta alle tematiche relazionali e sentimentali pare involontariamente rinforzata su larga scala a livello comunitario, in quanto la frenesia e la ricerca di sensazioni immediate scoraggiano l’innata spinta di molte persone a creare e coltivare nuovi legami.

La natura attiva dell’amore

Il concetto di amore esprime, innanzitutto, la natura attiva del sentimento umano di ricerca di una persona con l’intento di procurarne il suo bene e di ricercarne la compagnia. Da qui, l’accezione romantico-sessuale del termine come un sentimento che attrae e unisce due persone, racchiudente in sé l’insieme dei processi psicologici e comportamentali concernenti il sesso (Enciclopedia Online Treccani, 2025), il cui fine molteplice consiste nell’incontro tra due orientamenti sessuali, nel raggiungimento di un reciproco piacere, così come di una maggiore conoscenza del proprio e dell’altrui corpo secondo i principi del rispetto, dell’attenzione e della complicità (Veglia & Dèttore, 1990; Dèttore & Antonelli, 2018).

Inserendo questa concezione di amore nella cornice comunitaria sopra presentata, ne uscirebbe un quadro sociale nevrotico, il cui protagonista ben potrebbe essere raffigurato da una persona incapace di cogliere la potenza dell’amore stesso e di alimentarne costantemente il desiderio, l’incertezza e l’instabilità. Questa difficoltà sembra richiamare il concetto freudiano di impotenza psichica (Freud, 1912), inteso come “una limitazione della capacità di desiderare e sostenere il desiderio, una sorta di flaccidità psicologica”, per cui “un uomo può riuscire a portare a termine l’atto fisico, a compiere i movimenti giusti, ma senza passione, senza un desiderio intenso” (Mitchell, 2003, p. 13).

A questo punto, è interessante riportare che, secondo Freud (1912), l’aspetto umano maggiormente in grado di depotenziare la spinta romantica delle persone, impedendo la più completa esperienza del desiderio, sarebbe proprio l’amore stesso.

Come mai molti tra uomini e donne sono incapaci di desiderare e amare liberi da conflitti interiori?

È possibile formulare una risposta a siffatta domanda considerando la relazione tra un individuo in cerca di piacere, di sicurezze e di stabilità, e una società incapace di soddisfare queste sue richieste a causa, da un lato, di ben evidenti tensioni, conflitti e difficoltà economiche, e dall’altro lato di un’invisibile lotta sociale per ottenere tutto e subito prima degli altri. In questo modo, la realtà comunitaria diventa un’estensione psicologica del mondo interno delle persone, le quali, spostando all’esterno i propri conflitti interiori, si difendono inconsciamente mediante l’illusione di relazioni stabili e durature. Sostanzialmente, se già il mondo esterno è pericoloso e incerto, quantomeno la vita interiore e relazionale deve essere un posto sicuro.

Lo stesso si potrebbe dire sull’amore. Riprendendo Stephen Mitchell (2003), molte persone sembrano oggi angosciate dall’esperienza amorosa di per sé, fatta di cambiamenti, rifiuti e sofferenze, e sembrano non possedere quella capacità di stare nell’incertezza e di affrontarla. Da qui, l’idilliaco rifugio in un amore romantico in cui, apparentemente, tutto funziona e in cui regnano la stabilità e la prevedibilità, persino quando tale amore non è contraccambiato.

Infatti, è certamente vero che l’amore non corrisposto arrechi sofferenza, ma quantomeno è un amore sicuro. Di controparte, quella tanta ricercata sicurezza degli amori stabili si sviluppa a partire da una base fantastica di durata della relazione stessa. Così, nell’unione con l’altro, molti vantano un’immediata conoscenza reciproca, una quasi preesistente comunanza di intenti, di passioni e di hobby che, in questa loro immaginifica dimensione di amore, garantirà loro il nuziale per sempre e contenti.

Tuttavia, l’unico matrimonio che si celebra è quello tra l’amore e il silenzio, in cui la spinta emotiva e piena di desiderio nei confronti dell’altro e delle sue ignote caratteristiche si unisce con la claustrofobica illusione di sicurezza e di controllo dei rischi che estingue la passione e mantiene le relazioni nell’inerzia.

Di certo, questa tendenza non costituisce né una caratteristica personologica degli esseri umani né tanto meno una colpa che si possa loro affibbiare. Piuttosto, come la quasi totalità delle loro esperienze, anche il desiderio e l’amore sono l’esito di costruzioni mentali erette come conseguenza della lente impiegata per interpretare il mondo in relazione alle loro vite quotidiane.

È possibile rivitalizzare l’amore?

Ora, gran cosa sarebbe riuscire a rispondere alla domanda relativa al come ridare vitalità all’amore e al desiderio affinché le persone possano riscoprirne nuovamente l’intensità e la spinta relazionale. Forse, si potrebbe pensare a un ritorno a un amore infantile, in cui, in totale balìa degli umori e delle caratteristiche dei propri genitori, il bambino vive passo dopo passo l’avventura dello sviluppo del legame con loro. Allo stesso modo, gli adulti dovrebbero riscoprire la curiosità di affidarsi all’altro per conoscere appieno se stessi e l’altro, in un costante movimenti di aperture e di chiusure reciproche.

Per dirla con le parole di Stephen Mitchell (2003):

Lottiamo senza sosta per ristabilire quel senso illusorio di durata e prevedibilità. Quando i pazienti si lamentano del fatto che il loro matrimonio si sta spegnendo e sta morendo, spesso possiamo dimostrargli quanto preziosa sia per loro quella morte, quanto accuratamente la mantengano e la pretendano, quanto la qualità meccanica e prevedibile dell’amore serva da baluardo contro il terrore della sorpresa e dell’imprevedibilità. [… ] L’amore, per la sua natura più profonda, non è sicuro; ma noi continuiamo a volerlo tale. (p. 25; corsivo originale)


Bibliografia

Dèttore, D., Antonelli, P. (2018). Psicologia della sessualità umana. In Dèttore, D. (Ed.), Trattato di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale (pp. 93-137). Manuali e monografie di psicologia Giunti. Giunti.

Enciclopedia Online Treccani. Amore. https://www.treccani.it/vocabolario/amore/. Retrieved 6th of june 2025.

Freud, S. (1912). On the universal tendency to debasement in the sphere of love. Psychoanalytic Electronic Publishing. https://pep-web.org/browse/document/se.011.0177a?page=P0177.

Mitchell, S. A. (2003). L’amore può durare? Il destino dell’amore romantico (Francesco Gazzillo, Trans.). Raffaello Cortina Editore. (Original work published, 2002).

Veglia, F., Dèttore, D. (1990). Trattamento cognitivo-comportamentale del basso desiderio sessuale. In Dèttore, D., Friedman, J.M., Lo Piccolo, J., Veglia, F. (Eds.), La depressione di Eros. Eziologia e trattamento del basso desiderio sessuale (pp. 131-229). Franco Angeli.

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