26 Giu 2025 | PSICOLOGIA

Il contesto del colloquio psicologico

contesto e colloquio psicologico

Il ruolo della comunicazione nel lavoro psicologico

All’interno di un contesto psicologico, la comunicazione diviene il mezzo grazie al quale due, o più, attori possono collaborare al fine di creare e, successivamente, preservare l’alleanza tra di essi instauratasi. Infatti, ogni elemento interattivo tra paziente e clinico non può essere considerato una monade isolata e indipendente l’una dall’altra, bensì deve essere intesa come il singolo anello di una lunga catena in cui “l’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti il valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni, e in tal modo comunicano anche loro” (Watzlawick et al., 1967, p. 42).

Inoltre, è opportuno avere sempre presente che i dialoghi tra paziente e psicologo non si esplicitano esclusivamente ad un mero livello denotativo, ossia il contenuto letterale del messaggio che viene trasmesso, bensì anche ad un livello relazionale e metacomunicativo, vale a dire il contesto all’interno, e attraverso, il quale interpretare il messaggio ricevuto e dare un significato alla relazione esistente tra i comunicanti (Watzlawick et al., 1967; Gambini, 2007).

Il contesto del colloquio psicologico

Dunque, centrale è il ruolo assunto dalla comunicazione all’interno di un contesto, quello psicologico o psicoterapeutico, in cui anche i silenzi dei pazienti, o degli specialisti, hanno un loro peso specifico nella dinamica relazionale. In ogni modo, potrebbe non risultare propriamente corretto posizionare allo stesso livello il piano del contenuto del messaggio e il piano metacomunicativo, in quanto la decodifica analitica dello specialista farà sicuramente maggior affidamento sul secondo aspetto, piuttosto che sul primo. Così, lo specialista sarà in grado di astrarsi dal mero contenuto del messaggio, attribuirgli un significato, individuare i desideri, le aspettative, i bisogni del paziente, financo riuscire a sognare con lui “i suoi sogni non sognati” (Rivara & Nespoli, 2023, p. 51; Ogden, 2007).

È proprio sulla componente relazionale che si basa l’etimologia della parola colloquio: tale sostantivo viene dal latino collŏqui, ossia parlare con. Naturalmente, tutte le persone hanno l’opportunità di interloquire quotidianamente con altri individui, siano essi familiari, datori di lavoro, amici o altri conoscenti. In ogni modo, il contesto all’interno del quale avviene un colloquio psicologico fa sì che questo assumi specifiche connotazioni basate su determinate basi teoriche, in cui “non è rilevante soltanto la qualità delle parole utilizzate nell’incontro, ma anche […] tutto ciò che riguarda la comunicazione non verbale (sguardo, gestualità ecc.)” (Candelori, 2013, p. 22).

È così possibile definire il colloquio psicologico attraverso le parole di Lis, Venuti e De Zordo (1995):

un particolare tipo di strumento caratterizzato da uno scambio verbale in una situazione dinamica di interazione psichica che permette lo svilupparsi di un processo di conoscenza. Per raggiungere tale obiettivo ci si basa sul consenso, tra conduttore e partecipante, a discutere, parlare, trattare insieme un tema o un argomento. Per facilitare la comunicazione, il conduttore usa tecniche non direttive, consente al soggetto di sentirsi valorizzato, non sottoposto a giudizio valutativo, trattato come persona da un’altra persona di cui percepisce la disponibilità. (p. 8)

Non essendo possibile affrontare in questa sede le diverse tipologie di colloquio psicologico, è però possibile affermare (Candelori, 2013) che la libertà di quest’ultimo si esplica nel cosiddetto colloquio clinico. In esso, l’attenzione dello specialista è focalizzata sulla domanda presentata dalla persona in cerca di un sostegno psicologico, così come sulle dinamiche relazionali che si instaurano tra di essi. Il tutto senza seguire griglie, o schemi, di riferimento più o meno rigidi.

Ora, il processo di conoscenza reciproca che si sviluppa parallelamente alla formazione di una relazione terapeutica necessita di un luogo specifico, vale a dire di un contesto (Malagoli Togliatti & Telfener, 1991), forse meglio conosciuto con il sostantivo setting (Green, 2004). Questi concetti fanno “riferimento a tutte quelle condizioni (materiali, formali e di assetto mentale) necessarie perché un intervento psicologico-clinico possa avere luogo” (Candelori, 2013, p. 31). L’insieme di questi aspetti creerebbe una sorta di habitat accomodante e facilitante il lavoro psicologico, assumendo un ruolo assimilabile alla relazione madre-bambino (Winnicott, 1941).

Contesto e significato

Il contesto nel quale ha luogo un colloquio psicologico avrebbe quell’ulteriore funzione di attribuzione di senso e significato alle azioni, ai pensieri e agli atteggiamenti di tutti gli attori in esso coinvolti (Bateson, 1979). Infatti, si parla (Bateson, 1936, 1979; Malagoli Togliatti & Telfener, 1991; Selvini Palazzoli, 1970) di incontro tra i sistemi emotivi di significato e le narrazioni dei pazienti con quelli dei clinici i quali, nella conversazione, stimolano la ricerca di connessioni, significati, chiavi di lettura alternative sollecitando la costruzione di un quadro narrativo nuovo. Ascoltare emozioni evoca emozioni, dunque il terapeuta è coinvolto nel processo terapeutico al pari del paziente, sebbene le parti siano caratterizzate da competenze specificamente differenti. In definitiva, in questo rapporto dialogico che caratterizza il colloquio psicologico, l’osservatore (il clinico) diviene parte del sistema osservato (individuo, coppia, gruppo, famiglia), i concetti di obiettività e di certezza vengono superati in quanto illusori e si riscopre la dimensione soggettiva della conoscenza.

Dunque, sulla base di quanto sin qui detto, è possibile concludere affermando che il colloquio psicologico prende forma dalla dimensione relazionale dei rapporti umani, la quale, tuttavia, necessita di specifici riferimenti teorici, tecniche e luoghi. Da qui, l’obiettivo di questo lavoro, ossia, riprendendo le parole di Marisa Malagoli Togliatti (1991):

un lavoro di riorganizzazione della propria storia nel senso che […] il singolo individuo, la coppia, la famiglia escono dal contesto in cui sono immersi: ristrutturano i dati della loro storia passata e attuale in quanto creano e trasformano i loro contesti relazionali attraverso nuovi processi storici di cui diventano i protagonisti. (p. 65)


Bibliografia

Bateson, G. (1993). Mente e natura (Giuseppe Longo, Trans.). Adelphi. (Original work published 1979).

Bateson, G. (2022). Naven. Un rituale di travestimento in Nuova Guinea (Gaetano Mangiameli, Trans.). Raffaello Cortina Editore. (Original work published 1936).

Candelori, C. (2013). Il primo colloquio. La consultazione clinica di esplorazione con bambini, adolescenti e adulti. Il Mulino.

Gambini, P. (2007). Psicologia della famiglia. La prospettiva sistemico-relazionale. FrancoAngeli s.r.l.

Green, A. (2004). Idee per una psicoanalisi contemporanea (D. Cavagna, Trans.). Raffaello Cortina Editore. (Original work published 2002).

Lis, A., Venuti, P., De Zordo, M.R. (1995). Il colloquio come strumento psicologico. Ricerca, diagnosi, terapia. Giunti Editore.

Malagoli Togliatti, M., Telfener, U. (1991). Dall’individuo al sistema. Manuale di psicoterapia relazionale. Bollati Boringhieri.

Ogden, T.H. (2007). On talking-as-dreaming. International Journal of Psychoanalysis, 83(3), pp. 575-589.

Rivara, F., Nespoli, G. (2023). E tu cosa diresti al paziente? Eserciziario di psicoterapia psicoanalitica. Armando Editore.

Selvini Palazzoli, M. (1970). Contesto e metacontesto nella terapia della famiglia. Archo Psicol. Neurol. Psichiat., 31.

Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1971). Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi (M. Ferretti, Trans.). Casa Editrice Astrolabio (Original work published 1967).

Winnicott, D.W. (1941). The observation of infants in a set situation. International Journal of Psychoanalysis, 22, pp. 229-249.

Articoli correlati